Si stupisce un po’ quando le spiego che, proprio la risposta a questa domanda fa sì che si guardi al disturbo dell’alimentazione in modi diversi. C’è chi lo vede come una malattia… ”è la tua malattia che ti fa fare questo o quest’altro, non l’ascoltare” … te lo sei mai sentito dire? Sara annuisce. Ecco questo significa che ti devi affidare a qualcuno (un terapeuta) che ti dice esattamente cosa devi fare, altrimenti “la malattia” prende il sopravvento. Ma c’è chi lo vede come un problema psicologico e cerca di capire che significati hanno alcuni comportamenti per la persona. In soldoni: perché ho smesso di mangiare certi alimenti? Perché mi fanno paura? Perché continuo a guardarmi allo specchio e sui social guardo tutti quei video di ragazze magre? Sara un po’ mi guarda attenta …qualcosa l’ha colpita. Il modello psicologico vuole aiutare la persona a capire prima di tutto le proprie difficoltà e a trovare buone strategie per affrontarle. La terapia che usa questo modello si chiama terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E). Ma richiede un grande impegno. Sara mi scruta e mi chiede in cosa consiste questo impegno (già la scuola è impegnativa!). Impegno nell’osservare i propri comportamenti, nell’ascoltare le proprie emozioni, nel riflettere in seduta e a casa. Un po’ generico, lo capisco, ma voglio aspettare prima di addentrarmi in una spiegazione più dettagliata. Sara ha bisogno di ragionarci. Alla fine, po’ sfidante, mi dice “ma io ho già fatto terapie psicologiche…non sono servite granché…”.
Qui mi fermo nel racconto per rispondere a tutte le domande che tutte le Sara e i genitori che vedo, mi fanno quando spiego la CBT-E.
Ho già fatto psicoterapia, perché ne dovrei fare un’altra se non ha funzionato? La CBT-E è una terapia specialistica per affrontare il disturbo dell’alimentazione. A livello internazionale è una psicoterapia raccomandata per i disturbi dell’alimentazione sia negli adulti che negli adolescenti.
Che cosa vuol dire raccomandata? Vuol dire che sono stati fatti degli studi che hanno dimostrato la sua efficacia. Questi studi fanno vedere che è più efficace delle altre terapie con cui è stata confrontata e questo significa che più pazienti possono guarire. Una volta dimostrato questo, gli organi internazionali raccomandano di utilizzare questa terapia.
Ho già fatto una terapia cognitivo comportamentale, perché ne dovrei fare un’altra se non ha funzionato? La CBT-E è una forma specifica di terapia cognitivo comportamentale e servono professionisti specificatamente formati e aggiornati. È un po’ come se avessi un problema al ginocchio e cercassi un ortopedico generico, invece che andare da uno specialista del ginocchio. Ecco, i terapeuti CBT-E sono come gli specialisti del ginocchio.
Da cosa posso capire se ho fatto già questa terapia? La CBT-E ha delle caratteristiche molto specifiche. Ti faccio alcuni esempi:
Ecco, come ti dicevo, questi sono alcuni elementi centrali della CBT-E. Se non ti ritrovi in questo vuol dire che non hai fatto una CBT-E.
Cosa mi darà la CBT-E? Facendo una CBT-E hai buone probabilità di uscire dal disturbo dell’alimentazione. Ma oltre a questo ti permetterà di conoscere e capire come funziona il tuo problema e avere una visione più ampia dei meccanismi psicologici.
E i farmaci? I farmaci vengono utilizzati soltanto se strettamente necessari e sempre facendo insieme una accurata valutazione del ruolo che possono avere nel favorire il cambiamento e l’uscita dal problema.
Sarà necessario un ricovero? Il ricovero serve in un piccolo sottogruppo di pazienti. Prima di fare un ricovero si tenta sempre una terapia ambulatoriale, per permettere alla persona di affrontare le proprie difficoltà nel proprio contesto di vita. In ogni caso, se ci sarà la necessità di un ricovero potrai trovare una struttura in cui si applica la CBT-E.